«Puo darsi. Ma gli uomini sono uomini…»
«…anche nel 70.000°. Si, lo so. E non e forse una conseguenza dei nostri Mutamenti di Realta? Noi estirpiamo tutto cio che e insolito, diverso, mutante. Perfino il Secolo natale di Sennor, con i suoi uomini glabri, e sempre in discussione, e si tratta di un'alterazione piuttosto innocua. Forse, per essere completamente onesti e sinceri, dobbiamo dire che noi abbiamo impedito l'evoluzione umana perche non vogliamo incontrare i superuomini.»
Neppure queste parole erano nuove, per Harlan.
«In questo caso, quello che e fatto e fatto. Cosa importa?»
«Ma se invece il superuomo esistesse ugualmente, nel remoto futuro, in un punto del Tempo che noi non possiamo raggiungere? Noi controlliamo il tempo solo fino al 70.000°. Piu oltre, ci sono i Secoli Nascosti! Perche sono nascosti? Perche degli uomini evoluti non vogliono trattare con noi, e ci impediscono l'accesso al Tempo? Perche noi permettiamo loro di rimanere nascosti? Forse perche noi non vogliamo trattare con loro e, dopo avere fallito il contatto al primo tentativo, ci rifiutiamo perfino di compiere altri tentativi? Non dico che sia un motivo cosciente, ma cosciente o incosciente, si tratta di un motivo.»
«Ammettiamolo pure,» disse Harlan, lentamente. «Pero loro sono fuori della nostra portata, e viceversa. La regola e semplice… vivi e lascia vivere.»
Twissell parve colpito dalla frase.
«Vivi e lascia vivere, ma noi non li lasciamo vivere. Noi operiamo dei Mutamenti. I Mutamenti si estendono solo per pochi Secoli, prima che l'inerzia temporale faccia esaurire i loro effetti. Ricordi? Sennor ha sollevato questo argomento, citandolo come uno dei problemi del Tempo ancora insoluti, durante la nostra famosa colazione. Avrebbe potuto aggiungere che si tratta di una questione di statistica. Alcuni Mutamenti influenzano piu Secoli di altri. In teoria, un Mutamento appropriato potrebbe influenzare un numero indefinito di Secoli; cento, mille, centomila. Forse gli uomini evoluti dei Secoli Nascosti lo sanno. Immagino che essi siano turbati dalla possibilita che, un giorno o l'altro, un Mutamento possa raggiungerli direttamente nei loro Secoli.»
«Non serve a niente preoccuparsi di queste cose,» disse Harlan, con il tono di chi ha preoccupazioni ben piu gravi.
«Ma supponiamo che questi superuomini fossero abbastanza tranquilli, fino a quando noi lasciavamo deserte le Sezioni dei Secoli Nascosti,» prosegui Twissell, in un bisbiglio. «Questo significava che non avevamo un atteggiamento aggressivo. Supponiamo che questa tregua, o comunque tu voglia chiamarla, sia stata rotta, e che qualcuno apparentemente abbia stabilito una dimora permanente piu avanti del 70.000°. Supponiamo che essi abbiano pensato alle prime avvisaglie di un'invasione molto piu seria? Essi sono in grado di escluderci dal loro Tempo, sbarrandoci la strada, e questo significa che la loro scienza e molto piu avanzata della nostra. Supponiamo che essi possano fare anche altre cose che ci sembrano impossibili, come sistemare una barriera nel Tempo, attraverso le gabbie dei cronoscafi, impedendoci l'accesso a…»
Harlan balzo in piedi, improvvisamente sgomento. Finalmente aveva capito il senso delle parole di Twissell.
«Dunque loro hanno catturato Noys?»
«Non lo so. E soltanto un'ipotesi. Forse non c'e nessuna barriera. Forse c'era un guasto nel tuo crono…»
«La barriera c'era!» grido Harlan. «E non vedo altra spiegazione! Perche non me l'avete detto prima?»
«Non ci credevo,» disse Twissell, sommessamente. «Non ci credo neppure adesso. Non avrei dovuto dirti niente di questi miei pazzi sogni. Le mie paure… il problema di Cooper… tutto il resto… Ma aspettiamo ancora qualche minuto.»
Indico il temporometro. Lo speciale dispositivo indicava che si trovavano tra il 95.000° e il 96.000° Secolo.
Twissell poso la mano sui controlli, e fece rallentare il cronoscafo. Avevano superato il 99.000°. L'indicatore speciale si era fermato: ora si potevano leggere i numeri dei Secoli, mano a mano che cambiavano.
99.726… 99.727… 99.728…
«Che cosa faremo?» domando Harlan.
Twissell scosse il capo, in un gesto eloquente che significava pazienza e speranza… ma forse anche impotenza.
99.851… 99.852… 99.853…
Harlan si preparo alla violenta scossa che sarebbe stata prodotta dalla barriera, e penso, disperatamente: La salvezza dell'Eternita sarebbe stata dunque l'unico sistema per prendere tempo, in modo da combattere contro le creature dei Secoli Nascosti? In quale altro modo avrebbe potuto ritrovare Noys? Bisognava tornare indietro, nel 575°, e lavorare disperatamente per…
99.938… 99.939… 99.940…
Harlan trattenne il respiro. Twissell fece rallentare ancora il cronoscafo, che avanzo lentissimo nel Tempo, rispondendo perfettamente ai comandi.
«Ci siamo… ci siamo…» bisbiglio Harlan, senza neppure rendersi conto di quanto diceva.
99.998… 99.999… 100.000… 100.001… 100.002…
I numeri progredivano, e i due uomini fissarono il temporometro in silenzio, come ipnotizzati.
Poi Twissell esclamo:
«Non c'e alcuna barriera!»
E Harlan rispose, subito:
«C'era! C'era!» Poi, in un bisbiglio di sofferenza, «Forse l'hanno gia presa, e non c'e piu bisogno della barriera…»
111.394°!
Harlan scese con un balzo dal cronoscafo, e grido:
«Noys! Noys!» L'eco si ripercosse nella Sezione deserta, cupamente.
Twissell scese con maggiore calma, e chiamo il giovane Tecnico:
«Aspetta, Harlan!»
Era inutile. Harlan stava correndo lungo i corridoi, verso la parte della Sezione che lui e Noys avevano trasformato in qualcosa di simile a una casa.
Penso, vagamente, alla possibilita di imbattersi in uno degli «uomini evoluti» di Twissell, e per un momento quel pensiero gli diede un brivido, ma la disperata necessita di trovare Noys vinse ogni esitazione.
«Noys! »
E d'un tratto Noys fu tra le sue braccia, quasi ancor prima che lui l'avesse vista, e gli si aggrappo, coi capelli bruni e soffici che gli sfioravano il viso.
«Andrew?» mormoro, con voce soffocata dall'intensita dell'abbraccio. «Dove sei stato? Sono passati tanti giorni, e cominciavo ad avere paura.»
Harlan la scosto da se per un momento, per osservarla meglio, e la fisso con occhi ansiosi e gravi:
«Stai bene?» le domando.
«Io sto bene. Pensavo che ti fosse accaduto qualcosa, pensavo…» S'interruppe, e nei suoi occhi guizzo un lampo di terrore. «Andrew!»
Harlan si giro di scatto.
Era soltanto Twissell, che li raggiungeva, ansante.
Rassicurata dall'espressione di Harlan, Noys disse, con voce piu sicura:
«Lo conosci, Andrew? Va tutto bene?»
«Si, va tutto bene,» disse Harlan. «E il mio superiore, il Calcolatore Anziano Laban Twissell. Sa tutto di te.»
«Un Calcolatore Anziano?» esclamo Noys, sgomenta, ritraendosi.
Twissell si fece avanti, lentamente:
«Vi aiutero, figliola. Vi aiutero entrambi. Il Tecnico ha la mia promessa… anche se non sembra molto disposto a crederci.»
«Le mie scuse, Calcolatore,» disse Harlan, rigidamente, non ancora convinto del tutto.
«Sei scusato,» disse Twissell. Tese la mano, e strinse quella ancora riluttante di Noys. «Ditemi, bambina, e andato tutto bene qui?»
«Ho avuto paura,»
«Non e venuto nessuno, da quando Harlan vi ha lasciata l'ultima volta?»
«N… no, signore.»
«Nessuno, proprio nessuno? Non avete visto niente?»
Lei scosse il capo. I suoi occhi cercarono quelli di Harlan.
«Perche me lo chiedete, signore?»
«Non e nulla, figliola, un pazzo incubo. Venite, vi riportiamo nel 575°.»
Durante il viaggio di ritorno a bordo del cronoscafo, Andrew Harlan scivolo gradualmente in un silenzio inquieto e sempre piu profondo. Non sollevo il capo, quando passarono il 100.000° nella direzione opposta, e Twissell sospiro di sollievo, come se avesse temuto di rimanere prigioniero dall'altra parte della misteriosa «barriera».
Si mosse appena, quando Noys gli prese la mano, e rispose alla pressione delle sue dita quasi meccanicamente, sempre immerso nei suoi pensieri.
Avevano mandato Noys a dormire in un'altra stanza, e ormai l'irrequietezza di Twissell aveva raggiunto una specie di parossismo.
«L'inserzione pubblicitaria, figliolo! Adesso hai la tua donna: ho mantenuto la mia promessa.»
In silenzio, ancora stranamente distratto, Harlan sfoglio le pagine del volume che aveva posato sulla scrivania, e trovo quella cercata.
«Il testo e semplicissimo,» disse, «Ma e in inglese. Ve lo leggero, e poi vi daro la traduzione.»
Era una piccola inserzione, sull'ultima colonna in alto a sinistra di una pagina che aveva il numero 30. Contro uno sfondo che mostrava un disegno al tratto, dai contorni fantastici e irregolari, apparivano delle lettere disadorne, in neretto maiuscolo:
E sotto, in lettere piu piccole: «Il Notiziario degli Investimenti , Casella Postale 14, Denver, Colorado».
«Significa 'tutte le informazioni di Borsa',» disse Harlan. Twissell ascolto con intensita quasi dolorosa la traduzione di Harlan, e parve molto deluso.
«Che cos'e la Borsa?» domando il vecchio. «Cosa significa?»
«Il mercato azionario,» disse Harlan, impaziente. «Un sistema che permetteva d'investire negli affari i capitali privati. Ma non e questo il punto. Non vedete il disegno che fa da sfondo all'annuncio?»
«Si. La nube a fungo prodotta da un'esplosione atomica. Per richiamare l'attenzione. Cos'ha di strano?»
Harlan esplose:
«Grande Tempo, Calcolatore, che cos'avete voi di strano, oggi! Guardate la data della rivista!»
Indico la piccola scritta che si trovava a sinistra del numero di pagina: 28 Marzo 1932.
«Non c'e bisogno di tradurre: i numeri sono quasi uguali a quelli dell'Intertemporale Standard, e voi stesso vedete che si tratta del 19,32° Secolo. Non sapete che in quell'epoca nessun essere umano vivente aveva mai visto la nube a fungo dell'esplosione atomica? Nessuno avrebbe potuto riprodurla cosi accuratamente, se non…»
«Aspetta. E soltanto uno schizzo,» disse Twissell, cercando di conservare la calma. «La somiglianza con il fungo atomico potrebbe essere soltanto una coincidenza.»
«Davvero? Volete dare un'occhiata alle parole dell'annuncio, per favore… un'occhiata piu attenta?» Le dita di Harlan indicarono le lettere, una dopo l'altra: «All the… Talk… Of the… Market. Le iniziali formano la parola ATOM, che in inglese significa appunto atomo. Anche questa vi sembra una coincidenza? Sapete meglio di me che e impossibile.