Capitolo Terzo: Cucciolo

Harlan era stato trasferito nel 575° gia da diverse settimane, quando gli era stato presentato Brinsley Sheridan Cooper.

Aveva avuto modo di abituarsi al nuovo ambiente, all'igiene del vetro e della porcellana; aveva imparato a portare il distintivo di Tecnico con disinvoltura, senza ricorrere agli espedienti di celare il distintivo stando appoggiato in un certo modo a una parete, o tenendo un oggetto sollevato danti a esso… questi espedienti avrebbero solo peggiorato le cose.

Aveva scoperto che gli altri sorridevano sdegnosamente a questi espedienti, e il loro atteggiamento freddo si faceva ostile, come se avessero sospettato di trovarsi di fronte a un tentativo di conquistarsi la loro amicizia con l'inganno.

Quotidianamente, il Calcolatore Anziano Twissell gli sottoponeva dei problemi. Harlan li studiava e compilava le sue analisi scrivendo e riscrivendo i suoi elaborati, almeno per quattro volte, e consegnando sempre l'ultima versione con una certa riluttanza, malgrado il lavoro accurato svolto.

Twissell li valutava, annuiva, e diceva:

«Bene, bene…» Poi i suoi occhi azzurri scrutavano Harlan, con un guizzo improvviso, e il suo perpetuo sorriso si faceva piu freddo, ed egli aggiungeva, «Controllero questa supposizione sul Computaplex.»

Chiamava sempre le sue analisi «supposizioni». Non rivelavano mai ad Harlan il risultato del controllo compiuto sul Computaplex, e Harlan non osava mai chiedergli notizie. Harlan era irritato, perche non gli veniva mai chiesto di mettere in atto una delle sue analisi. Questo significava forse che il Computaplex non effettuava il controllo, che lui aveva scelto l'elemento sbagliato per indurre il Mutamento di Realta, che non aveva la capacita di distinguere il Minimo Mutamento Necessario tra quelli indicati? (Era stato solo molto piu tardi che la sua esperienza e la sua sicurezza erano cresciute al punto da permettergli di usare con fredda disinvoltura la sigla M.M.N.)

Un giorno Twissell era entrato con un individuo dall'aria timorosa, che non osava neppure alzare la faccia per guardare negli occhi Harlan.

«Tecnico Harlan, questo e il Cucciolo B. S. Cooper,» aveva detto Twissell.

«Salve,» aveva detto automaticamente Harlan, squadrando l'individuo, senza riportarne un'impressione troppo favorevole: piuttosto piccolo, con gli occhi sbiaditi, le orecchie a sventola, e le unghie rosicchiate.

Twissell aveva aggiunto:

«Questo e il ragazzo al quale dovrai insegnare la storia del Primitivo.»

«Per il Grande Tempo!» aveva esclamato Harlan, il cui interesse si era improvvisamente risvegliato. «Salve! » Aveva quasi dimenticato l'incarico che Twissell gli aveva proposto.

«Prepara l'orario che piu ti sara comodo, Harlan. Se riuscirai a trovare due pomeriggi alla settimana per le lezioni, credo che andra bene. Usa il metodo d'insegnamento che piu riterrai opportuno. Affido a te i particolari. Se avrai bisogno di libri-film o di vecchi documenti, rivolgiti a me, e se esistono nell'Eternita o in un punto del Tempo che noi possiamo raggiungere, li troveremo. D'accordo?»

Twissell aveva fatto scaturire una sigaretta dal nulla (o almeno, aveva dato come sempre questa impressione) e l'aria si era impregnata dell'odore di fumo. Harlan si era messo a tossire, notando, dal modo in cui il Cucciolo aveva stretto le labbra, che egli avrebbe tossito a sua volta, se avesse osato.

Quando Twissell se ne era andato, Harlan si era rivolto al Cucciolo:

«Be', siediti…» aveva avuto un attimo di esitazione, per poi aggiungere, in tono deciso, «Siediti, figliolo. Il mio ufficio non e gran cosa, ma quando saremo insieme e «tua disposizione.»

Harlan si era sentito invadere dall'entusiasmo. Quel progetto era suo! la storia del Primitivo era qualcosa che gli apparteneva.

Il Cucciolo aveva alzato il capo, trovando il coraggio di guardarlo negli occhi per la prima volta, e aveva detto, in tono esitante:

«Voi siete un Tecnico!»

Buona parte dell'entusiasmo e del calore di Harlan erano svaniti.

«E con questo?»

«Niente. Solo che…»

«Solo che hai sentito che il Calcolatore Twissell si rivolgeva a me chiamandomi Tecnico, vero?»

«Si, signore.»

«Pensavi che si fosse sbagliato? Che sia una cosa troppo brutta per essere vera?»

«No , signore.»

«Ma proprio non sei capace di parlare?» aveva chiesto Harlan, brutalmente, e subito si era vergognato delle sue parole.

Cooper era diventato rosso come un pomodoro.

«Non me la cavo molto bene con l'Intertemporale.»

«Perche? Da quanto tempo sei Cucciolo?»

«Da meno di un anno, signore.»

«Un anno? Ma quanti anni hai, per l'amor del Tempo?»

«Ventiquattro fisioanni, signore.»

Queste parole avevano fatto trasalire Harlan.

«Stai cercando di dirmi che ti hanno introdotto nell'Eternita a ventitre anni? »

«Si, signore.»

Harlan si era messo a sedere, pensieroso. Era stata una cosa inaudita. L'eta giusta per entrare nell'Eternita era dai quindici ai sedici anni. Forse era stata una prova? Una nuova prova di Twissell, per fargli sostenere un esame di nuovo genere?

«Siediti, e vediamo di cominciare,» aveva detto, finalmente. «Dimmi il tuo nome completo, e il tuo tempo d'origine.»

«Brinsley Sheridan Cooper del 78°, signore,» aveva balbettato il Cucciolo.

A queste parole, Harlan si era un po' addolcito. Un Secolo vicino: solo diciassette Secoli a ritroso nel tempo, rispetto alla sua epoca natale. In pratica, un suo vicino nel tempo.

«Ti interessi alla storia del Primitivo?»

«Il Calcolatore Twissell mi ha chiesto di impararla. Non ne so molto.»

«Cos'altro stai studiando?»

«Matematica. Ingegneria temporale. Finora, ho studiato solo gli elementi fondamentali. Nel 78° facevo il riparatore di Rapid-vac.»

Non avrebbe avuto alcun senso chiedergli la natura di un Rapid-vac. Avrebbe potuto essere un aspirapolvere, una calcolatrice, un tipo di vernice spray, qualsiasi altra cosa.

«Hai qualche nozione di storia?» gli aveva chiesto. «Di qualsiasi tipo di storia?»

«Ho studiato la storia europea.»

«Cioe la storia della tua unita politica.»

«Sono nato in Europa. Si, capisco. Ci insegnavano soprattutto storia moderna: dopo la rivoluzione del '54. Del 7554, intendo dire.»

«Va bene. La prima cosa che dovrai fare e dimenticare tutto quello che hai studiato, perche non significa nulla, come tutta la storia che viene insegnata dai Temporali: essa cambia, infatti, a ogni Mutamento di Realta. Naturalmente, i Temporali non possono rendersi conto di questo: in ciascuna Realta, la loro Storia e l'unica Storia. Ecco qual e la grande differenza rispetto alla Storia del Primitivo, la differenza che e anche la sua debolezza: qualsiasi cosa noi facciamo, quella Storia esiste esattamente come e sempre esistita. Colombo e Washington, Mussolini ed Hereford, esistono tutti.»

Cooper gli aveva rivolto un timido sorriso. Aveva passato un dito sul labbro, e Harlan aveva notato, per la prima volta, che il giovane aveva cominciato a farsi crescere un paio di baffi.

«Non riesco… non riesco ad abituarmi del tutto all'idea,» aveva detto Cooper.

«A quale idea?»

«All'idea di essere a cinquecento Secoli di distanza da casa.»

«E lo stesso anche per me. Sono del 95°.»

«Per voi e diverso. Siete piu vecchio di me, eppure, in un altro senso, io ho diciassette secoli piu di voi. Potrei essere il vostro bis-bis-bis-bis-bis-bis-nonno.»

«Anche se lo fossi, cosa cambierebbe?»

«Be', bisogna farci l'abitudine.» C'era stata una traccia di ribellione nella voce del Cucciolo.

«E uguale per tutti, qui,» aveva detto Harlan, severamente, e aveva cominciato subito a parlare del Primitivo. Dopo tre ore di lezione, si era lanciato in una spiegazione sul motivo per cui esistevano dei Secoli prima del 1° Secolo.

(«Ma il 1° Secolo non deve essere il primo? » aveva chiesto Cooper, smarrito.)

Harlan aveva posto fine a quel primo incontro consegnando al Cucciolo un libro: non era stato uno dei migliori, ma sarebbe stato un buon inizio. Aveva concluso dicendo:

«Ti faro avere cose migliori, mano a mano che andremo avanti.»

Una settimana dopo i baffi di Cooper erano cresciuti, dandogli un aspetto piu maturo e piu magro, soprattutto a causa del mento sottile. Nel complesso, i baffi non gli donavano: questa almeno era stata l'impressione di Harlan.

«Ho finito il libro,» aveva detto Cooper.

«Cosa ne pensi?»

«In un certo senso…» C'era stata una lunga pausa. Poi Cooper aveva ricominciato la frase dall'inizio. «In un certo senso, alcune parti del tardo Primitivo assomigliano al 78°. Mi ha fatto pensare alla mia casa. E ho sognato due volte mia moglie.»

«Tua moglie? » aveva gridato Harlan, sbalordito.

«Ero sposato, prima di venire qui.»

«Grande Tempo! Hanno portato qui anche tua moglie?»

Cooper aveva scosso il capo.

«Non so neppure se sia stata Mutata quest'anno. In caso affermativo, suppongo che non sia piu neppure mia moglie.»

Harlan si era ripreso dalla sorpresa. Naturalmente, se il Cucciolo era stato introdotto nell'Eternita a ventitre anni, perche non avrebbe dovuto essere gia sposato, nel suo Secolo? Un avvenimento senza precedenti non veniva mai solo; fatalmente, conduceva ad altri eventi di quel tipo.

Ma che cosa stava succedendo nell'Eternita? Una volta stabilito un precedente, introducendo delle modifiche nelle regole gia esistenti, non ci sarebbe voluto molto per percorrere la strada imboccata… una strada che avrebbe portato all'incoerenza e al caos. L'Eternita era basata su un equilibrio troppo delicato e instabile per sopportare dei cambiamenti.

Era stata la sua collera per quanto si stava facendo contro l'Eternita a rendere dure e avventate le parole che aveva rivolto a Cooper:

«Spero che tu non voglia ritornare nel 78° per scoprire che cosa le e accaduto.»

Finalmente il Cucciolo aveva sollevato il capo, e, dimenticando la timidezza, aveva fissato negli occhi Harlan:

«No.» Era stata una risposta sicura, quasi orgogliosa.

Harlan aveva provato un certo disagio.

«Va bene. Tu non hai famiglia, non possiedi nulla. Sei un Eterno, e non devi neppure pensare a chi hai conosciuto nel Tempo.»

Cooper aveva serrato le labbra, poi aveva risposto a denti stretti:

«Voi parlate da Tecnico.»

Harlan aveva stretto i pugni, e la sua voce si era fatta rauca:

«Che cosa intendi dire? Io sono un Tecnico e opero i Mutamenti, percio li difendo e ti impongo di accettarli? Ascoltami, ragazzino, sei qui da meno di un anno; parli malissimo l'Intertemporale; hai le idee maledettamente confuse sul Tempo e sulle Realta, ma credi di sapere tutto sui Tecnici e di poterli prendere a calci in faccia.»