— Ma ce l’ha proprio con noi? — chiese Peter.
— Teme la profezia di cui ti ho parlato — rispose il signor Castoro. — Laggiù, alla foce del fiume, sorge Cair Paravel: nel castello ci sono quattro troni e la profezia afferma che tutto andrà bene solo quando vi siederanno due figli di Adamo e due fighe di Eva. Cair Paravel diventerà allora la capitale di Narnia e questo sarà un paese felice. Sarà anche la fine di Strega Bianca: non solo del suo potere, ma della sua stessa vita. Capite, ora, il motivo per cui ho preso tante precauzioni nell’accompagnarvi qui? Se sapesse della vostra presenza e che siete proprio in quattro, non darei un soldo per la vostra vita.
I ragazzi erano stati così attenti alle parole del signor Castoro, che non avevano fatto caso a nient’altro. Dopo la lunga pausa di silenzio che seguì, Lucy esclamò a un tratto: — Ehi, dico. Edmund dov’è?
Ci fu un’altra pausa, poi, impauriti, cominciarono a chiedersi: — Da quanto tempo è scomparso? Chi l’ha visto per ultimo? Che sia uscito un momento?
Corsero fuori. Nevicava fitto e la distesa di ghiaccio verdastro che era il laghetto dei castori pareva scomparsa sotto una coltre bianca. Dal centro della diga, cioè da dove sorgeva la casetta, quasi non si riuscivano a vedere le sponde del fiume.
I ragazzi avanzarono nella neve già alta, affondando fino alle caviglie. Fecero qualche giro intorno alla casa, guardarono in tutte le direzioni, chiamarono Edmund fino a diventar rauchi. Ma la neve che continuava a cadere attutiva il suono delle voci e non ricevettero nessuna risposta, neanche quella dell’eco.
— Che cosa terribile — disse Susan, quando alla fine rientrarono in casa.
Erano disperati.
— Non vorrei esserci mai venuta — mormorò ancora Susan.
— Cosa possiamo fare? — chiese Peter.
— Fare? — ripeté il signor Castoro che stava già infilando gli stivali da neve. — Diamine, bisogna andare via subito. Non c’è tempo da perdere.
— Forse faremmo meglio a dividerci in due gruppi e cercare in direzioni opposte — propose Peter. — Chi lo ritrova torna subito qui e…
— Dividerci in due gruppi? — chiese il signor Castoro. — E perché, figlio di Adamo?
— Per cercare Edmund, naturalmente.
— Cercare Edmund? — ripeté il signor Castoro. — Ma è inutile.
— Che vuol dire inutile? — proruppe Susan. — Non può essere andato lontano. Dobbiamo cercarlo, dobbiamo trovarlo. Non mi sembra una cosa inutile.
— E invece sì! — ribatté la creatura. — Sappiamo benissimo dove è andato, quindi è inutile cercarlo.
Tutti lo guardarono sbalorditi.
— Ma come? — insisté il signor Castoro. — Non avete ancora capito? Edmund è andato da lei. Ci ha traditi.
— Oh, no, no — balbettò Susan. — Non può aver fatto una cosa simile. No.
— No? — ripeté il signor Castoro, guardando fissamente i tre ragazzi, che si sentirono morire le parole sulle labbra.
Non protestarono più: improvvisamente capirono quello che Edmund aveva fatto.
— Ma non sa la strada — mormorò Peter.
— È mai stato in questo paese, luì? — chiese il signor Castoro.
— Sì — rispose Lucy con un filo di voce.
— E vi ha detto cosa ha fatto e chi ha incontrato?
— No — rispose Lucy per tutti.
— Allora state ben attenti alle mie parole — disse il signor Castoro. — Se Edmund è già stato qui e non vi ha detto chi ha incontrato, vuol dire che ha incontrato la Strega Bianca e si è messo dalla sua parte. Lei gli avrà dato degli ordini e gli avrà fatto vedere dove abita. Io non ve l’ho detto prima perché dopo tutto è vostro fratello, ma appena ho visto i suoi occhi ho pensato: "Ecco un traditore." Ha proprio lo sguardo di uno che è già stato con la Strega Bianca e ha mangiato il suo cibo magico. Ve ne sareste accorti anche voi, se aveste vissuto nel paese di Narnia tutti gli anni che ci ho vissuto io. C’è qualcosa, nei loro occhi…
— Dobbiamo cercarlo lo stesso. — Peter aveva una strana vocetta soffocata in gola. — È nostro fratello ed è solo un ragazzino un po’ stupido. Andiamo a riprenderlo.
— Vorresti andare nella casa della Strega Bianca? — chiese il signor Castoro, sbalordito. — Ma non capisci che la sola possibilità di salvezza per Edmund (e per tutti e quattro) è proprio quella di stare alla larga da lei?
— Come? Non capisco.
— La strega vi farebbe prigionieri subito — esclamò il signor Castoro. — Non fa che pensare ai quattro troni di Cair Paravel: se entraste nella sua casa sarebbe la fine. Ci sarebbero tre statue in più prima che aveste il tempo di dire ba. Ma non farà nulla di male a Edmund, finché non avrà anche voi. Lo terrà come un’esca per farvi andare là, non capite?
— Non c’è proprio nessuno che ci aiuti? — gemette Lucy.
— Aslan, soltanto Aslan — rispose subito il signor Castoro. — Dobbiamo affrettarci, ora. La nostra sola speranza è incontrare Aslan al più presto.
— Mi sembra importante stabilire una cosa — intervenne a questo punto la signora Castoro. — Quando è andato via, Edmund? Quello che dirà alla strega dipende da quello che ha sentito dire qui. Per esempio: sa dell’arrivo di Aslan? Se non ne sa nulla, non può mettere in guardia la Strega Bianca e questo sarebbe già un bel vantaggio.
— Non saprei se Edmund era qui, quando abbiamo parlato di Aslan — cominciò Peter, ma Lucy lo interruppe, dicendo in tono infelice: — Sì, purtroppo. Non ricordi che è stato proprio lui a chiedere se la strega poteva trasformare anche Aslan in una statua?
— Già, perbacco — esclamò Peter. — Era questo che gli interessava sapere.
— C’è un pericolo peggiore — li avvertì il signor Castoro. — Che Edmund riferisca dell’appuntamento che abbiamo con Aslan. Lo sa che siamo diretti alla Tavola di Pietra? Questo è il punto.
Nessuno fiatò e il signor Castoro riprese: — Se la strega viene a sapere che dobbiamo incontrare Aslan e dove, prenderà la sua slitta e ci taglierà la strada. Bene che vada, non riusciremo a vedere Aslan.
— Secondo me non andrà così — disse a questo punto la moglie. — Se la conosco un poco, la Strega Bianca piomberà qui. Appena saputo che i ragazzi sono a casa nostra, vorrà averli nelle sue mani. Se Edmund è andato via, diciamo, mezz’ora fa, tra venti minuti al massimo lei sarà qui.
— Hai ragione, moglie mia — ammise il signor Castoro. — Sbrighiamoci, dunque. Non c’è un minuto da perdere.
9
Nel castello della strega
Ora, naturalmente, vorrete sapere cos’era accaduto a Edmund. Il ragazzo aveva mangiato come gli altri ma senza provarci gusto, perché continuava a pensare ai dolci della Strega Bianca: e non c’è niente che rovini il sapore di un buon pranzetto quanto il ricordo del cibo magico. Aveva ascoltato i discorsi degli altri senza aprire bocca; era imbronciato perché gli sembrava che nessuno si curasse di lui e che Peter lo trattasse con freddezza. Non era vero, naturalmente, ma a lui pareva così. Quando aveva sentito il nome di Aslan, non aveva provato la sensazione di gioia profonda e misteriosa delle sorelle e del fratello, ma una specie di orribile angoscia.
Mentre il signor Castoro ripeteva i versi sui figli di Adamo e del suo costato, Edmund si era spostato pian piano verso la tenda che copriva la porta d’ingresso, l’aveva scostata un poco e subito lasciata cadere dietro di sé. In quel momento, il vecchio signor Castoro stava parlando dell’urgenza di raggiungere Aslan alla Tavola di Pietra. Edmund aveva girato lentamente la maniglia della porta, aveva aperto senza far rumore ed era uscito richiudendosi la porta alle spalle. Così non aveva sentito che la Strega Bianca non era un essere umano, ma una creatura diabolica che apparteneva alla razza dei giganti malvagi.
Edmund non era così cattivo da desiderare che suo fratello e le sorelle fossero trasformati in statue di pietra: voleva una buona razione dei magici dolci, aspirava a diventare principe e forse re. Soprattutto, voleva prendersi la rivincita su Peter che lo giudicava un ragazzino stupido e bugiardo. Certo la regina non avrebbe trattato Peter con la gentilezza che aveva avuto per lui, ma non era detto che sarebbe arrivata a fargli del male.